Una valle che pensa al futuro, ritornando alla natura come chiave per uno sviluppo concreto e sostenibile

Nel dicembre del 2009, la Regione Lombardia – con le risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007/2013 della Comunità Europea – ha finanziato il Progetto Integrato d’Area “La Val Cavallina: il ritorno alla natura come chiave dello sviluppo”. Si tratta di un investimento totale di circa 6 milioni di euro che coinvolge il territorio di ben 10 comuni della provincia di Bergamo che, riuniti nel Consorzio Servizi Val Cavallina, sono soci dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, interessando tutta la Valle dalla porta naturale d’accesso fino al lago di Endine.
Con tale Progetto, la Val Cavallina è impegnata a ridisegnare il proprio futuro puntando su un “ritorno” alla natura, da intendersi non come la rincorsa velleitaria a modelli di museificazione ambientale o a miti bucolici, ma come una vera chiave di accesso ad uno sviluppo concreto e sostenibile. La volontà di tutti i partner beneficiari delle risorse comunitarie (11 enti pubblici, 4 parrocchie e una Cooperativa sociale) è il recupero di valori, memorie, luoghi e saperi locali, la valorizzazione di beni culturali nascosti o dimenticati e delle risorse ambientali, con l’obiettivo finale di far divenire la Val Cavallina ed i suoi borghi una destinazione turistica, capace di imporre con successo le proprie peculiarità e specificità nel circuito del turismo sostenibile e di qualità, seppure nell’ambito di un mercato di piccoli numeri.
I 20 interventi finanziati riguardano il restauro, recupero e ri-funzionalizzazione dei centri storici e dei beni architettonici di valore testimoniale (palazzi, chiese, monumenti e luoghi della memoria), il miglioramento di piste ciclabili e della sentieristica di valle, la fruizione delle aree di interesse culturale e naturale. Ad oggi, le opere sono quasi tutte realizzate e comunque i lavori dovranno essere conclusi entro gennaio 2014.
Al di là dell’infrastrutturazione materiale, è stato necessario traguardare gli interessi di parte e ragionare insieme alla ricerca del collante attraverso cui sostanziare l’idea forza: il recupero dell’identità locale come ponte tra presente e futuro.
In questa direzione, una particolare attenzione è stata data al coinvolgimento degli attori delle comunità locali (e, in particolar modo, dei ragazzi delle scuole) che dovranno favorire l’emersione del patrimonio culturale ed ambientale, al fine di strutturare un “sistema narrativo” che alimenterà la promozione turistica della Valle. E’ risultato, quindi, centrale la necessità di definire un “racconto nuovo e corale” capace di far emergere e valorizzare la “memoria viva” delle comunità locali e in grado di rappresentare il filo conduttore della “nuova immagine” con cui la Valle vuole presentarsi all’esterno.
Per perseguire e rendere sostenibile nel tempo l’obiettivo di far diventare la Val Cavallina una destinazione turistica e culturale, oltre che disporre di un patrimonio culturale ed ambientale, organizzato e fruibile, è stato necessario avviare un processo di promozione di reti di collaborazione fra operatori dell’ospitalità, operatori culturali, di servizio e amministrazioni locali e promuovere forme di ricettività di piccola scala e di carattere diffuso secondo il modello della “Comunità Ospitale”.
Infine, man mano che è cresciuta nelle comunità locali e tra gli amministratori, la consapevolezza rispetto alla strategia ed agli obiettivi generali del progetto, si è reso necessario sviluppare un’efficace azione di comunicazione integrata della Valle, andando verso la produzione di informazioni e supporti tecnici idonei a svelare un territorio che necessita di costruire un’immagine di sé caratterizzata dai valori della sostenibilità ambientale, sociale e culturale.
Ritenendo che l’affidamento di tale azione di comunicazione ad esperti del settore (magari professionisti o ditte esterne alla valle o addirittura alla provincia) non garantirebbe il carattere di sussidiarietà e continuità che si vuole perseguire, i partner del Progetto hanno pensato – in collaborazione con locali Istituti scolastici di formazione superiore – al coinvolgimento attivo di giovani talenti, ragazzi e ragazze che, già impegnati in specifici e coerenti percorsi scolastici, siano interessati ad approfondire le proprie capacità e competenze e a metterle a frutto anche per una futura prospettiva occupazionale, contribuendo, così, anche alla crescita economico del proprio territorio.

Visita il sito del Progetto Integrato d’Area della Val Cavallina

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La creatività come leva per lo sviluppo

Al centro del processo di innovazione verso la realizzazione di un ambiente caratterizzato da un elevato livello di qualità della vita (un progetto smart) è il cittadino co-creatore e la creatività ne è la chiave di volta.

La strada suggerita da molti ricercatori “visionari” che animano il dibattito sulla crescita degli spazi urbani è basata sul ruolo che i cittadini devono svolgere e prevede di “farli giocare con la creatività” per farli aprire ad una dimensione collettiva.

E’ proprio questa la ricetta giusta per i nostri borghi. Andare oltre l’aspetto meramente tecnologico per concentrarsi sull’innovazione sociale, sulle interazioni umane e sulla comunità della rete, puntando alla capacità di generare nuove opportunità che possano andare a vantaggio, prioritariamente, di coloro che spesso non sono rappresentati nei processi innovativi: gli anziani, gli immigrati, i giovani.

E’ necessario promuovere la buona pratica creativa che chiama tutti i cittadini a nuovi stili di vita che possano differenziare le nostre comunità, che li renda attori della progettazione e della gestione di nuovi servizi e, non per ultimo, che stimoli la realizzazione di nuove idee imprenditoriali sostenibili in grado di fornire occasioni di sviluppo economico a livello locale.

E’ con questa logica che un Comune BAI, quello di San Valentino in Abruzzo Citeriore, ha avviato il Progetto “I Giardini dei Talenti” che prevede la realizzazione di alcuni spazi fisici (postazioni informatiche, connessione veloce, aula per la formazione e spazi espositivi), in un edificio pubblico di prestigio, nei quali giovani talenti locali, restando a vivere nel proprio borgo, potranno esprimere le proprie idee e, magari, far nascere imprese o progetti innovativi per lo sviluppo dell’intera comunità. Non si tratta solo disponibilità di spazi attrezzati ma dell’offerta di un contesto di incubazione in cui la creatività che le nostre comunità sono in grado di esprimere possa incontrare non solo le necessarie risorse economiche sviluppando azione di crowdfunding nei confronti del mercato dei capitali locali e non ma anche una verifica della effettiva possibilità di successo delle iniziative imprenditoriali.

Con l’obiettivo di attivare un’ampia adesione non solo di altri soggetti istituzionali dell’area provinciale ma anche da parte delle imprese e del terzo settore, l’Amministrazione comunale sta lavorando ad un protocollo d’intesa con le istituzioni del territorio provinciale e ha fatto formale richiesta di patrocinio alla Regione Abruzzo.

Occorre tutti i giorni pensare al futuro delle nostre comunità e l’iniziativa del Comune di San Valentino coniuga sviluppo e innovazione, perseguendo la filosofia del coworking, ovvero del confrontarsi e del contaminarsi attraverso l’aggregazione delle tante creatività che si possono e devono “riattivare e rimettere in circolo” nei nostri comuni.

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Rigenerare i borghi

Riutilizzare, riparare, rigenerare. Sono tanti i sinonimi che sempre più entrano nel lessico e nella prassi per identificare quel salto di scala necessario ad una riqualificazione degli spazi urbani adeguata e coerente ad un nuovo concetto di abitare e di vivere i luoghi. Denominatore comune è un agire capace di determinare un effettivo sviluppo e miglioramento della qualità di vita dei cittadini.
Per i nostri borghi, ciò deve essere vissuto come l’opportunità concreta per incentivare una nuova residenzialità diffusa e sostenibile, compresa quella temporanea da destinare all’ospitalità turistica.
La risposta sul campo è l’attivazione di un vero e proprio laboratorio di valorizzazione urbana nell’ambito del quale gli enti locali possano esprimere un ruolo di attori dello sviluppo e i “centri di competenza” siano disponibili a divenire attori del processo di cambiamento condiviso.
Nell’ambito del Progetto Strategico Rinascimento Urbano promosso dall’Associazione Borghi Autentici d’Italia, sono numerose le amministrazioni che si stanno muovendo in questa direzione e sono impegnate a mettere a punto nuove regole e strumenti con cui rendere il proprio spazio urbano più invitante sia per le persone che vi vivono e lavorano che per quelle che intendono soggiornarvi per vacanza.
Mi sembra interessante, segnalare l’esperienza portata avanti dal Comune di Montesegale (PV) che, negli ultimi mesi, ha avviato una riflessione condivisa con la propria comunità per far rivivere le proprie borgate all’insegna della sostenibilità ambientale ed energetica e, nel contempo, rispettosa dei caratteri storico-identitari locali.
Al centro dell’azione, tre iniziative strettamente intrecciate l’una all’altra:
– la necessità di “collocare” la strumentazione urbanistica nell’ambito di una strategia complessiva di pianificazione territoriale che focalizzi l’attenzione su una pratica a progettuale e costruttiva a “impatto zero”;
– il recupero del patrimonio pubblico e privato in stato di abbandono e/o di sottoutilizzo e la ricucitura con il contesto degli spazi pubblici destinati alle pratiche di socializzazione e di coesione della collettività;
– l’attivazione di una “comunità degli operatori”, cioè di tutte quelle professionalità il cui lavoro specializzato o i cui servizi di qualità sono chiamati in gioco per il miglioramento delle condizioni abitative e ambientali delle borgate.
La sfida complessiva per i nostri borghi è, quindi, quella di attivare modelli di interazione e scambio di know how e saper fare metodologico in modo tale da riuscire ad innescare, su ampia scala, una prassi sostenibile di insediamento, favorendo, così, l’accesso sia ai fondi pubblici sia a quelli privati senza, però, rinunciare a che le ricadute economiche vadano a vantaggio delle comunità locali.

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Senza rete…

Quelli senza rete erano gli esercizi da circo che, da bambino, ricordo essere presentati come la dimostrazione di estremo coraggio dei trapezisti che nell’effettuare le loro spettacolari giravolte lo facevano senza protezione alcuna.
Per i nostri territori, montani o comunque rurali, anche oggi, essere senza rete significa non avere la possibilità di ricorrere all’innovazione telematica e all’ICT per erogare ai cittadini servizi altrimenti non sostenibili.
E’ oggi molto animato il dibattito su questo tema e sempre più numerose sono le occasioni di confronto sulla via italiana alla città intelligente, anche allo scopo di usufruire al meglio di tutte le opportunità che offrono le istituzioni, a cominciare dalla Comunità Europea.
Se e vero che il divario con l’Europa sta però aumentando (e sarebbe importante saper approfittare del programma Europe 2020 che considera come aree specifiche di interesse l’impiego di nuove tecnologie, l’energia e la mobilità), il 2012 è per il nostro Paese un momento di svolta, a cominciare dai bandi del MIUR e dal Decreto Sviluppo che prova a mettere al centro dell’azione a favore delle pubbliche amministrazione l’esigenza di digitalizzazione e informatizzazione.
Si fa presto, però, a dire Smart City. Realizzarle vuol dire fare sintesi tra aspetti tecnici, culturali e finanziari di non facile risoluzione e spesso a trovare realizzazione sono singole sperimentazioni di cui è difficile garantire la replicabilità che, invece, a mio avviso, sarebbe il valore aggiunto perché tali progetti possano essere sostenuti dai piccoli comuni.
L’innovazione in Italia si sta già facendo ma bisogna concertarla e integrarla con la storia e la tradizione e, partendo da un modello condiviso, è necessario disegnare soluzioni (in termini di risparmio energetico, mobilità elettrica, partecipazione diretta dei cittadini e altro) che tengano conto delle singole realtà territoriali e che siano in grado di andare ad individuare le tecnologie “abilitanti” adeguate, cioè, alle specifiche conformazioni dei nostri borghi.
Il tema Smart City è uno spazio di lavoro imprescindibile per i sindaci e gli amministratori e che va, costantemente, stimolato e animato anche attraverso occasioni di confronto come quello che abbiamo aperto nella sezione Smart&Gov di BaiBlog.

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